AID-A CHI?

“AID-A CHI?” è la messinscena di una drammaturgia totalmente originale scritta da allieve ed allievi del Corso Avanzato di Recitazione per Giovani dopo l’analisi di una serie di testi, passati al vaglio di letture collettive su piattaforma digitale, durante tutto il periodo del lockdown “culturale” cui il Covid ci ha sottoposti. Da tempo che si coltivava l’idea di mettere mano ad una trama da melodramma, per riscontrarne le possibilità di parodia; la scelta è ricaduta su “Aida” di Giuseppe Verdi, di cui nel 2021 ricorre l’anniversario della prima, avvenuta al Cairo nel 1871, per celebrare l’apertura ufficiale del Canale di Suez.
Quattro atti, divisi quasi in due grandi scene ciascuno (tranne il terzo, a scena unica): nell’originale si racconta di una schiava etiope, Aida, figlia del re Amonasro, la quale finisce per amare un prode guerriero egiziano, Radames, comandante in capo dell’esercito; Radames è promesso a, ed amato da, Amneris, figlia del Faraone. La vicenda amorosa con Aida è tenuta inizialmente segreta, ma Amneris, gelosa, comprende che fra i due c’è … del tenero. Radames sconfigge definitivamente l’esercito, Aida si espone e abbraccia pubblicamente il padre, Radames chiede al Faraone la grazia per i prigionieri; ma il senso di rivalsa di Amonasro lo induce a chiedere ad Aida di far cadere in fallo Radames, per potergli estorcere utili informazioni per gli etiopi. Il tranello viene scoperto, Radames si consegna prigioniero al Faraone, per l’insopportabile onta del tradimento commesso. I due amanti, Aida e Radames, muoiono insieme, abbracciati, rinchiusi per sempre nella Piramide.

Lo spettacolo “AID-A CHI?” è andato in scena al Centro Culturale “Fiorella Milan”,  martedì e mercoledì 7 e 8 settembre presso l’ex Oratorio di Santa Croce, Cesina delle in veste di saggio conclusivo della Compagnia di Giovanil Incanto – Corso Avanzato di Recitazione per Giovani A.A. 2020/2021.

 

La drammaturgia originale e il coordinamento registico di Andrea de Manincor e la coreografia di Barbara de’ Nucci.

Lo spettacolo rappresenta un vero esperimento, il nostro: sette singoli atti unici, ambientati in situazioni e contesti diversi, in riferimento a stili differenti, sia di scrittura che di genere, separati da “siparietti” esplicativi, in realtà scritti in versi endecasillabi e in ottave e chissà quanto comprensibili.  Forte impronta grottesca, in cui la guerra evocata sullo sfondo può essere quella etiope di mussoliniana memoria – ma con una evidente citazione dal “Grande dittatore” di Chaplin – ma anche quella all’interno di uno spietato ufficio legale, o rappresentata nella costrizione cui sono sottoposti gli ospiti di un villaggio turistico; con un’aula da processo che paròdia il bianco e nero del romanzo sceneggiato alla “Karamazov”; fino al finale, da “horror” di quart’ordine, che dovrebbe consentirci di dire infine “Gloria all’Egitto e ad Iside, finalmente è finita!”.  Ma l’Aida verdiana rimane un capolavoro assoluto, da 150 anni presente sui più grandi palcoscenici di tutto il mondo, la “Divina Commedia”, potremmo così definirla, del genere “melodramma”. Intatta da 150 anni, nonostante il nostro dissacrante tentativo, nella sua nitida bellezza.