Don Giovanni, “eroe culturale”, fa la propria comparsa sulle tavole dei palcoscenici compiutamente per la prima volta con lo spagnolo Tirso de Molina e il suo “Burlador de Sevilla” nel 1616, consolidandosi come personaggio in un intreccio che si manterrà sempre uguale per altri capolavori, fra cui quello del Perrucci in Italia, e soprattutto nello sviluppo che gli riserverà l’opera di Molière nella seconda metà dello stesso secolo.

Per tacere dell’eccellenza musicale rappresentata dal “Don Giovanni” di Mozart e rimanendo all’ambito della prosa, il testo dell’autore francese finirà per essere insuperabile prova drammaturgica, incomparabile rispetto a tutte le altre “variazioni sul tema” che seguiranno, fra cui un “Ultima notte di Don Giovanni” di Edmond Rostand.

In definitiva lo schema, nei vari e differenti “Don Giovanni”, è sempre lo stesso: un libertino che sfugge alle vendette da parte di padri, fratelli e mariti di donne sedotte e abbandonate, in un viaggio di fiume o terra alla ricerca dell’avventura erotica che mai si compie durante l’opera e che finisce per procurare al “nostro” eroe uno scontro definitivo con l’alterità divina, quando egli invita a cena la statua del Commendatore – o Governatore – da lui stesso ucciso all’epoca in cui tentava di sedurgli e sottrargli l’ennesima figlia o moglie, a seconda delle versioni. Insomma un “maladetto” da Dio. Che nell’opera di Frisch si spoglia di ogni caratteristica erotico-seduttiva, finendo per essere un matematico alle prese con l’eternità celestiale della geometria, di cui apprezza il nitore, il rigore assoluto, e che decide di sottrarsi al mondo, inscenando letteralmente l’invito a cena al famoso Convitato e anche la propria morte o discesa agli inferi.

Lo spettacolo “LO STRANO VIAGGIO DI DON GIOVANNI” tratto da “Don Giovanni” di Molière e “Don Giovanni o l’amore per la geometria” di Max Frisch è andato in scena domenica 19 maggio presso il Teatro Satiro Off, sede di Casa Shakespeare di Verona, in veste di saggio conclusivo della Compagnia di Giovanil Incanto – Corso Avanzato di Recitazione per Giovani A.A. 2018/2019.

La drammaturgia originale e il coordinamento registico di Andrea de Manincor e la supervisione di Barbara de’ Nucci.

Nella nostra versione abbiamo voluto evidenziare, innanzitutto, che l’aspetto rivoluzionario del nostro eroe non risiede nel suo appetito sessuale ma nella sua grandezza di pensiero, nella libertà palese, manifesta, con la quale conduce la vita fra fughe ed avventure in conflitto coi rigidissimi costumi di un’epoca; in secondo luogo, che tale libertà lo oppone soprattutto all’autorità per eccellenza, cioè al Divino costituito, dato che la massima a cui può credere è di tipo matematico, ossia “due più due uguale quattro e quattro più quattro uguale otto”. Forse è proprio da questo principio, da questo assioma quasi spinoziano dimostrato “more geometrico” che parte Max Frisch per la propria variazione di stile, originale nel contenuto, su Don Giovanni. Un Don Giovanni al quale lo svizzero fa compiere l’ultima, più grande delle rivoluzioni: talmente opposto al resto del mondo quel suo “eroe” che, quando tutto attorno sembra uno sfacelo, decide di adempiere al compito che, per gioco, aveva a lungo rimandato, ossia sposarsi.

Ne sarebbe stato contento il servo Sganarello, maschera per bene delle opinioni correnti, del cosiddetto senso comune, ma Sganarello in Frisch scompare quasi, non ha la stessa potenza che ha in Molière. E nel gioco palesato che la nostra Compagnia ha esplicato sul palcoscenico, a forza di “doppi” che si intrecciano – 4 Don Giovanni, 4 Sganarello, 4 Donna Elvira – abbiamo recuperato con forza l’idea “matematica” o semplicemente statistica dell’uomo alle prese con l’oggetto più misterioso di tutti, di cui difficilmente arriva ad aver ragione e raziocinio: l’amore, in tutta la sua travolgente bellezza.

Lo spettacolo ha replicato, con la collaborazione del Centro Culturale “Fiorella Milan”,  venerdì 13 settembre, nell’ambito dell’Estate Zeviana presso l’ex Oratorio di Santa Croce, Cesina delle Barbare.